C'è un'illuminazione che sembra artificiale ma non saprei dirlo con certezza: non ho mai guardato verso l'alto. I vari appartamenti sono tutti aperti, senza porte.
Sono alla ricerca di una ragazza carina da conoscere e approfitto dell'assenza dei vari inquilini per andare in giro a curiosare, alla caccia di foto di belle ragazze.
Vedo un appartamento che mi incuriosisce e ci entro: passo velocemente dalla sala, che mi ricorda vagamente quella della casa dove abitavo con i miei genitori, con dei mobili in noce scuro e sedie e poltrone in pelle marrone a tono; qui non vedo foto attaccate alle pareti o disposte sui mobili, quindi passo alla cucina. Anche in questa stanza non trovo nulla al di fuori dell'ordinario: pensili bianchi, tavolo bianco e vari suppellettili da cucina appesi (stracci, pentolini, ecc. ecc.).
Sto per uscire quando con la coda dell'occhio vedo un tablet con la custodia che si piega a leggio: lo devo guardare due volte perchè è poggiato su uno straccio sopra una specie di ceppo ed ha dei segni di sporco come se fosse stato impiegato a mo' di tagliere.
Non mi fermo troppo a pensare all'eccesso di versatilità dei componenti della famiglia: piuttosto, soddisfatto della mia scoperta, prendo il tablet ed esco nell'androne centrale. Non faccio in tempo a fare pochi passi che spunta il padre di famiglia chiedendomi spiegazioni in maniera concitata. Subito dietro arriva un ometto molto accomodante che lo riprende dicendo -"Ma no, non faccia così. D'altronde qui, si sa, funziona così!"
Il padrone di casa pare un po' risentito ma accetta lo stato delle cose. Io ne approfitto per guardarmi le foto che sono sul tablet e valutare se tra le donne della sua famiglia ve ne sia una carina a sufficienza per uscirci insieme.
In effetti, come si può intendere anche dal titolo, la struttura dell'intero insediamento ricorda molto quella del "HIVE" nel film di Resident Evil.
Sono abbastanza convinto che l'uomo che è intervenuto alla fine fosse il mio inconscio.