La parte alta dell’edificio è color grigio antracite, mentre la parte inferiore è di colore grigio-chiaro.
Con me c’è anche una mia collega di lavoro e siamo gli ultimi ad andare via dopo la fine del workshop: tanto che il magazzino rimane vuoto ed io vado a stuzzicare e sollecitare la mia amica perché si muova a prendere tutto per poter andare via e raggiungere la mia ragazza fuori.
Improvvisamente le luci nel grande magazzino si spengono e cominciamo a sentire dei rumori inquietanti: noi ci troviamo in un piccolo laboratorio con porta REI che provvediamo a chiudere e poi ci accingiamo a cercare una via di fuga.
Vedo due finestre basse simili a quelle di una cantina, con una piccola rete metallica all’interno del vetro: mi appoggio ad una e si apre a vasista.
Mi sbilancio e rischio quasi di cadere, ma nonostante lo spavento riesco a rimanere stabile ed osservare l’ambiente esterno: riconosco il cortile intorno all’edificio e mi oriento per capire dove si affacciano le varie finestre.
Ad un certo punto mi decido e mi sporgo rimanendo attaccato alla finestra: il reticolato interno al vetro magicamente esce e si dimostra essere elastico, tanto che con le dita nella trama della rete in nylon mi lascio calare cercando di vedere fin dove riesco ad arrivare.
Per frenare la mia caduta ogni tanto sposto la mano tra una rete ed un’altra: infatti certi balconi sono anch’essi dotati della medesima rete elastica. Così facendo riesco a calarmi fino al pavimento: poi mi rivolgo alla mia collega incitandola a fare lo stesso per liberarsi e poter andare via insieme.
Mentre sono a terra osservo una lunga distesa di rete verde simile ad una grossa fronda di liane, come consistenza e colorazione. I muri esterni ed i balconi sono color mattone, e da qualcuno pende un pezzo della medesima rete, che ad una prima occhiata può sembrare molto corta (circa un metro) ma allungandosi può estendersi fino a 4 o 5 volte tanto.