Si muove ma non parla: gli occhi sono scuri, privi di vita, ma mi pare di vedere come se le stesse uscendo qualcosa dal petto, dove dovrebbe stare il cuore. Sembra una sfera irregolare di colore verde rame: però poi dopo pochi attimi la sfera rientra e la cavità che si stava aprendo nello sterno mummificato si richiude.
Questo in una specie di palco al contrario: la superficie dove stanno gli attori è molto in alto e la visuale è molto limitata dato che subito davanti ci sono delle colonne quadrate e poco più in alto un architrave ad altezza uomo.
Io scendo giù di sotto, in una stanza vuota, ampia: ha l'aria di una piccola mensa ma sgombera di mobili o altro. Non vedo finestre o porte ma ho sempre lo sguardo verso il palco da cui sono appena sceso. Mentre sono ancora angosciato da quello che ho appena visto compare un attore, come a rappresentare in carne e ossa la voce narrante: ha le sembianze di Ron Perlman (Salvatore ne "Il Nome della Rosa") ma più magro e slanciato, con la pelle e i capelli di un aborigeno australiano e il loro tipico gonnellino come abbigliamento. Dei lunghi dread color argento sono raccolti dietro la sua testa e gli scendono sulla schiena. Lui comincia a parlare: in alto sul palco ci sono delle soffuse luci rosse che sfumano nel nero, simili all'illuminazione portata da un flare. Dove mi trovo io la luce è uniforme, chiara, fredda.
Ha una lancia di legno nella mano sinistra. Non ricordo cosa dica ma è come un'incitazione ad aprire il cuore all'amore. In basso, io mi avvicino ad uno scheletro poggiato su un fianco. Pare l'enorme scheletro di un dio egizio, o un faraone. So che la figura di donna di prima è nascosta dietro lo sterno, col favore delle bende e della scarsa illuminazione. A monologo concluso mi avvicino con lacrime di rabbia e la esorto a uscire e ad aprire il suo cuore; stizzito, con un pugnale di osso le costole dello scheletro mummificato: la lama è sottile, a punta e c'è una specie di croce incavata al centro. E' molto flessibile, tanto da piegarsi quando la sbatto.
La donna esce dal nascondiglio, dalla parte bassa dello sterno, mi si para davanti e si abbandona. La cavità si riapre, come una crepa nel terreno, e la sfera verde fuoriesce completamente cadendo a terra.
Io sono un po' scandalizzato, un po' triste e un po' felice, ma ho capito che così doveva andare.
FINE
Nel sogno non ero angosciato per l'aspetto dei personaggi o l'ambientazione, ma per quello di cui si stava discutendo, per quanto era in ballo.
"CATCH ME IF YOU CAN!"
Da quel poco che so sono me stesso, con il mio aspetto e ho i poteri usuali del mio mondo onirico: energia, levitazione, volo, controllo del fuoco, teletrasporto... ecc. ecc.
Sto seguendo una pista, credi insieme ad un amico ma non ricordo bene ora, per dei clienti e mi fanno strada per portarmi dove hanno bisogno.
C'è qualcosa che non va ma ancora non so cosa; è giorno e sembra tutto sereno, come il tempo.
Ad un certo punto, per essere più rapido scendo da una strada in volo per raccogliere quello che sembra un indizio curioso: una pietra di colore rosa pastello, quasi come un cuore umano e dalla forma piuttosto similare.
Appena lo raccolgo lo percepisco come freddo e poi subito dopo tiepido: mi sembra di perdere calore e indebolirmi e lo lascio cadere nell'erba.
Ora volo basso e rallentato e quelli che erano i miei clienti cambiano espressione e passano da inseguiti a inseguitori. Sento le loro intenzioni, i loro pensieri, e non sono buoni: vogliono catturarmi per studiarmi o fare degli esperimenti.
Io capisco al volo e scappo il più veloce possibile: risalendo il prato per andare verso il guard-rail vedo una fessura tra quest'ultimo e l'asfalto e mi ci fiondo. Al solito non vedo il passaggio ma solo quando sono aldilà del varco. Ora il distacco tra me e i miei finti clienti è aumentato e mi tranquillizzo un po': in tutta risposta poggio i piedi sulla strada e comincio a correre, risvegliandomi nel mondo reale.
La mia inseguitrice era una signora sulla cinquantina abbondante, un po' robusta, con un caschetto biondo chiaro, occhiali da vista e un maglione di lana grezza verde militare con una gonna lunga vecchio stile dello stesso colore ma di una sfumatura leggermente più scura.