Mi trovavo in un parcheggio che riconosco, anche se probabilmente nella realtà non esiste, ma nel mondo onirico è in zona Massarenti.
Passai deciso tra i clienti che aspettavano l'arrivo del custode: presi la sua sedia da computer dalla scrivania e vi salii in piedi per aprire il distributore di lost&found fissato in alto alla parete (in modo da essere raggiungibile solo con un rialzo che era accessibile esclusivamente all'impiegato).
Non feci in tempo a salire in piedi sulla sedia ed allungarmi con il braccio destro per cercare la serratura dello sportello che mi sentii apostrofare dall'addetto "Cosa stai facendo scusa?" con tono fermo ma gentile. "Cerco un oggetto che credo di aver smarrito, ma non ne sono sicuro" gli risposi mentre scendevo a terra.
Tirò a sé il tavolo a rotelle, che in quel momento mutò leggermente forma, dicendo "Tanto senza questo non ci saresti arrivato" ed io "Eh già!" (quando invece ero riuscito a sentire il foto della serratura con le dita) , e poi continuò "E ad ogni modo senza la chiave esagonale non avresti potuto aprirlo".
"Giusto!" confermai per assecondarlo, mentre sapevo bene di avere in macchina un set di chiavi a brugola universali fatto a guisa di coltellino svizzero".
Intanto che disponeva gli oggetti sul carrello, notai su quest’ultimo una fessura creata appositamente su misura per una forchettina da cocktail asimmetrica in plastica.
Finito di disporre il tutto mi chiese di dare un'occhiata per vedere se riuscivo a trovare ciò che avevo perso, ma dopo aver studiato gli articoli in bella mostra, gli feci di no con la testa aggiungendo "probabilmente mi sono sbagliato, non sono più così convinto di averlo perduto qui".
Nel frattempo si erano avvicinati anche gli altri clienti, e tra di loro c’era una ragazza con i capelli neri corti ed un pizzetto curato con peli simili a setole. Anche lei stava pensando a cosa aveva perso ed aveva un'espressione concentrata, mentre cercava di ricordare, ad occhi chiusi. La dovetti
osservare due volte controllare, anche perché la prima aveva un piccolo boccale in ceramica con degli stuzzicadenti da cocktail che finivano una fila di setole gialle e nere, e lo teneva davanti al viso.
Intanto mi guardai attorno e notai che la donna incinta che avevo visto prima con la coda dell'occhio ora era sdraiata in terra di schiena, e teneva le gambe piegate e sollevate in aria. Sembrava tranquilla e probabilmente aveva solo un po' di dolori causati dallo stare in piedi troppo a lungo: nell'attesa che la gente si sfoltisse parlava e scherzava col marito che le stava vicino. Aveva dei
capelli lunghi ricci, di colore castano scuro, ed indossava degli occhiali da vista neri, una canottiera blu scuro e dei pantaloncini color kaki. Bisbigliando all'orecchio del custode, mi offrii di portarli all'ospedale più vicino qualora avessero avuto bisogno, ma lui mi tranquillizzò riferendomi che
avevano già un’auto e stavano semplicemente aspettando il loro turno.
-- I believe I can fly --
Subito dopo mi svegliai nella mia camera, ma in un letto più piccolo: era almeno la seconda volta che mi accadeva. (1.)
Provai una sensazione di costrizione, come una pressione nella parte sinistra del costato.
Mi alzai per dirgermi ai piedi del letto e notai che anche se le stanza era molto simile alla mia, mancava la porta, tutti i quadri e poster appesi alle pareti nel mondo reale, ed i comodini erano leggermente più alti. Sorrisi e mi osservai le mani (REALITY CHECK): alle solite indice ed anulare erano uniti fino all'estremità dell'ultima falange dov’era un lieve dislivello tra le due dita, come fossero due collinette attigue, e mancavano le unghie. Non feci nemmeno in tempo a controllare che ero già schizzato fuori attraverso la parete della finestra, di puro istinto da onironauta. (
Quello che mi aspettava fuori era un vero e proprio paese dei balocchi, con giocattoli giganti, come un immenso parco giochi: mentre lo sorvolavo vidi con la coda dell'occhio un dado per bambini alto quanto un giocatore di basket, un bruco-mela, un carillon con la ballerina a grandezza naturale, e una pletora di mille altri giochi a cui non prestai troppa attenzione. Mi fermai dalla ballerina e ci
parlai, per poi portarla via con me in volo.
Mi svegliai di nuovo nella mia camera, ma stavolta era differente: avevo un piccolo letto ad una piazza o poco più grande, e c'era una signora che stava ordinando la camera. Provai nuovamente una sensazione di oppressione alle costole, ma questa volta c'era una vibrazione che l'accompagnava ed il materasso cominciò a chiudersi su se stesso, con me dentro, toccandomi prima
sulla parte sinistra. Tutto cominciò a diventare scuro ma io mi lasciai chiudere nell'oscurità per poi emergere decollando fuori dalla casa, per ritornare al paese dei balocchi. Notai subito che è nuvoloso e c'era poca luce: allora chiusi gli occhi e mi concentrai facendo uscire un po’ di sole. Vidi un grosso edificio simile alle mie scuole superiori, bianco con gli infissi rossi, e ci entrai volando attraverso le porte principali, chiuse. Non c’erano aule, né divisori di alcuna sorta, ma era tutto un
grande open-space a due piani, pieno di giochi. Fluttuai all'interno dell'edificio osservando gli oggetti sospesi a mezz'aria, quando qualcosa mi stupì facendomi ridere: la mia gatta stava muovendo le quattro zampe come per nuotare, avanzando in volo a mezz’aria.
Poi comparve una volpe rossa sopra una specie di cubo verde e rosa: aveva un bagliore traslucido sopra l'occhio destro, come un sopracciglio di luce, simile ad una fiamma o una piccola stella. Mi guardò per un momento come ad invitarmi, e saltò fuori dalla scuola, anche lei attraverso le pareti.
La seguii e appena fuori vidi che era ancora un po' nuvolo: strizzai pertanto gli occhi e mi concentrai ancor più di prima, tanto da vedere la luce del sole che brillava attraverso le palpebre.
Quando le riaprii non c’erano quasi più nuvole ed era una bellissima giornata.
Spiccai nuovamente il volo e mi accorsi che l'acqua del bruco mela era azzurra, quasi trasparente.
Mi concentrai ancora, ma stavolta senza chiudere gli occhi e vidi che riuscivo a trasformarla in acqua di mare, di un colore verde smeraldo, come nelle migliori spiagge.
Allora mi alzai in quota e perlustrai la zona: poco dopo vidi la mia amica Gemma, immobile nell'acqua, come una statua. Mentre mi avvicinavo per controllare, una pinna di squalo nera e minacciosa spuntò per un attimo nel piccolo specchio d'acqua: compì un quarto di giro per poi ritornare sott'acqua. Mi calai a picco e raccolsi la mia amica prendendola tra le braccia: la assicurai in un posto protetto al sicuro da pericoli e predatori, e proseguì nella mia trasvolata.
Lungo il percorso trovai un cespuglio di lecca-lecca dall'aspetto spugnoso: ne vidi uno rosa e lo feci diventare azzurro. Stavo per andarmene ma pensai che sarei stato curioso di assaggiarlo: mi teletrasportai lì direttamente e provai a dargli un morso. Mentre confermavo la mia teoria dell'aspetto spugnoso, vidi che il colore stava come venendo via facendo riemergere dei puntini di rosa, come fosse ruggine.
Curiosai ancora un po' in giro fino a svegliarmi, nuovamente nella mia camera, ma questa volta nel mondo reale.
1. avevo già avuto un lucido volando fuori della camera attraverso le pareti.