All'ennesima domanda a vuoto me ne ritorno al mio posto, commentando che "tanto è un sogno!"
Poi ci ripenso e mi dico "TANTO E' UN SOGNO!" Prendo coscienza dello scenario onirico che mi circonda e nel frattempo lo stesso comincia a deformarsi, come in un salto spazio-tempo. Il bancone semicircolare di fronte a me, il buio della porta aperta dietro, una scatola di medicinali verde scuro posta su una mensola in alto.
Mi rendo conto che per l'eccitazione sto perdendo il controllo, quindi chiudo gli occhi e comincio a meditare lievitando a mezz'aria.
Il sogno si stabilizza ed io volo attraverso l'oscurità per arrivare al mondo esterno.
Qui vedo la coscienza, il mio avversario, dalle sembianze di Samuel Jackson in abiti militari, e gli dico di far sapere ai suoi che possono venire a fottermi se ci riescono (nel senso di sconfiggermi in combattimento); lui inizialmente dice "OK!" e poi quasi mosso a compassione "Sei sicuro? Ti faranno del male!"
Io per tutta risposta mi sdraio in terra sull'asfalto a fianco a lui, in attesa che arrivi qualcuno a sfidarmi, voltandomi per un attimo verso di lui dicendo "Sì!" prima di poggiare la testa e chiudere gli occhi.
Subito dopo vedo la voce che si sparge tra i suoi scagnozzi, che si raggruppano per cercarmi e venire a farmi la festa. Un tizio con gli occhiali da sole, che ricorda vagamente Vincent Cassel, pare essere specializzato nell'utilizzo di un fucile a pompa semiautomatico; ci sono altri con lui, un piccolo gruppetto, uno con due pistole, una con due uzi, ecc. ecc.
Riprendo conoscenza e mi accordo di essere trasportato come da una forza invisibile in una via posta sotto ad una strada sopraelevata, di quelle che si vedono negli inseguimenti dei film americani: è sorretta da grande colonne circolari in cemento armato, e a lato c'è un grande spiazzo dove dei ragazzini giocano a basket (ricorda vagamente la piazzetta della biblioteca di Corticella).
Mi volto cercando di capire chi e come mi abbia portato qui: vedo che tutti i miei arti hanno una posizione ed una forma più o meno normale, fatta eccezione per il braccio sinistro lievemente incurvato in avanti. Deduco quindi che mi stiano spingendo proprio per quel braccio e continuo a fissare in quella direzione, dietro la mia spalla sinistra, anche quando ormai mi sono fermato e vedo allontanarsi e rendersi visibile il mio primo sfidante: un ragazzino riccio biondo con degli occhiali neri. Si carica con un urlo e parte per attaccarmi, ma io rispondo con un altro urlo e parto immediatamente al contrattacco, spiazzandolo.
I miei primi pugni vengono schivati ma lui in qualche modo si spaventa perché arretra di scatto spostandosi di diversi metri, passando al piano terra del parcheggio multi-livello confinante. Io con uno scatto fulmineo gli arrivo da dietro in stile teletrasporto di Dragonball e con una ginocchiata potenziata lo mando a sbattere contro una delle colonne in cemento che sorreggono la strada: poi mentalmente decido se sia meglio finirlo con due colpi mentre è svenuto, o lasciarlo così per non scoprire troppo le carte con gli altri suoi colleghi che magari stanno osservando la scena di nascosto.