La parete e le scale sono grigio chiare, lucide, e la luce è soffusa ma non sembra artificiale.
Questo è tutto.
Stavolta non ricordo la trama del sogno; mi è rimasto in mente solo una ragazza con i capelli castani corti e gli occhiali, organizzatrice di un evento o qualcosa di simile probabilmente, seduta sulle scale. Io sto scendendo per andare a prendere dei materiali o altro e mentre le passo lentamente davanti, mi fermo e la bacio.
La parete e le scale sono grigio chiare, lucide, e la luce è soffusa ma non sembra artificiale. Questo è tutto.
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Sono in casa di mia nonna e sto chiudendo porte e finestre per meglio ammirare lo spettacolo che sta per avere luogo: come ultima cosa osservo la porta della cucina che da sul piccolo balcone con porta finestra… poi penso che al secondo piano di una casa di prima della guerra (col soffitto di tre metri) sarà difficile che arrivi qualcuno a disturbare. Mi giro appena in tempo per osservare l’inizio della prima performance: una concorrente comincia a scaldarsi al microfono. Mi distraggo per qualche secondo e poi mi giro verso il balcone dove vedo che sta salendo qualcuno arrampicandosi alla ringhiera esterna. Corro verso la doppia porta di cui è chiusa la metà inferiore: l’intruso, che ricorda vagamente il mi ex-socio da libero professionista, arriva alla porta mentre io faccio in tempo a chiudere la parte superiore bloccandogli una falange in mezzo. Mentre divertito mi giro alla ricerca di un paio di forbici o una pinza per torturarlo vedo la seconda parte dello spettacolo, nella piazza all’interno dell’appartamento. Fuori è giorno, ma in piazza è notte e la cantante è illuminata da qualche faretto. Ricordo solo il ritornello: -“Rily Mody” (cantato enfatizzando la seconda sillaba come fosse una doppia; potrebbe essere una pronuncia maccheronica di due parole inglesi: Really Mody, oppure una storpiatura di Real Money, o qualcosa sui generis). Le prove del coroSiamo in una specie di mensa auditorium e stiamo effettuando i preparativi per uno spettacolo. Un’amica (nel sogno, nella realtà non credo di conoscerla) mi parla molto bene del coro di un suo amico e mi convince ad ascoltarli per poi eventualmente inserirli nello spettacolo. Mentre parliamo ci fermiamo in piedi e ci osserviamo per qualche istante. Io le dico qualcosa e poi provo a baciarla: lei mi lascia fare ma non è molto partecipe. E’ quasi come se le stessi pulendo i denti con la lingua, quindi dopo pochi secondi mi fermo.
Arriva il suo amico e si sposta in fondo alla sala con il gruppo di cantanti: lui è biondo scuro con i capelli mossi corti ma cotonati ed un paio di occhiali semplici, con la montatura trasparente in plexiglass. Cantano un pezzo tribale africano che fa più o meno così: -“Alla iucata eh … zen ga! Manna iucata eh … sen da!” La ragazza, che è rimasta lì vicino a me, è entusiasta e mi fa notare che loro usano questo fraseggio onomatopeico per replicare il suono del canto tribale africano. Ci mettiamo un attimo in disparte e ci baciamo di nuovo: questa volta credo di averle preso la testa con le mani e la sento più partecipe, risponde al bacio. Mi trovo in camera di mia nonna, nel suo vecchio appartamento a Bologna, ma la camera è arredata diversamente: ci sono dei vecchi mobili bassi simili a delle dispense, dalla forma rettangolare realizzati in legno scuro.
Sono già stato qui in sogno: ero con una strega, dall'aria un po' ambigua, che somigliava molto a mia madre. Mi ha fornito due amuleti: uno, sbagliato e l'altro di protezione. Il primo era un anello d'oro schiacciato con una catena simile quella de "L'unico anello" de "Il Signore degli Anelli" (J.R.R. Tolkien) e delle lavorazioni a foglia incavate sulla superficie esterna. Questo doveva essere una protezione ma scopriamo invece che lo respingo come due calamite con lo stesso polo. Il secondo amuleto, purtroppo non lo ricordo. Mi sforzo anche nel sogno di ricordarlo, ma mentre cerco trovo un fischietto d'argento con una catenina e lo indosso tutto felice. Da notare che in sogno sono tornato bambino ed intorno a me ci sono molti dei miei parenti: mia zia, mia sorella e sento la presenza di mia madre. Una volta usciti, con tanto di fischietto al collo, provo a fischiare ma ottengo un suono basso ed ovattato e mi accorgo che la parte interna dello strumento ha come un lato mobile, sagomato a triangolo. All'interno vedo i pallini neri che dovrebbero servire a produrre il suono, che come dicevo esce attutito. Continuo a provare, divertito e come se fosse più forte di me, contro la mia volontà, mentre mio zio mi sollecita a smettere di fare lo stupido, ed io rispondo con due parole che ora mi sfuggono, ripetendole diverse volte, fino a poco prima di svegliarmi. E' stato un sogno angosciante che mi ha lasciato dell'ansia anche da sveglio, oltre alla voglia e la curiosità di scoprire quale fosse il mio reale amuleto e dove si trovasse. Non capisco se sono in un centro commerciale e sto provando qualcosa che potrebbe essere un vestito (oppure una recita dato che spesso faccio spettacoli nei sogni).
Durante "le prove" mi viene fame, perciòe mangio una Kinder Brioss (le pastine con la farcitura dentro) e noto che ne rimangono tre. Arriva una mia amica con il suo (ex-?)ragazzo e ne mette da parte due. A me torna voglia di dolce e facendo finta di niente ne mangio un'altra: la mia amica G., ovviamente, mi coglie in flagrante a distanza ed io come scusa istantanea le dico; -"Ah! Mi dispiace, beh puo' mangiare l'altra, la lascio lì!" E continuo nei miei giri. Le merendine sembravano un po' vecchie perché erano più dure di come si presentano di solito e la farcitura al latte era più densa. Tutto sommato però erano buone. Dopo tanto mangiare avverto il bisogno di espletare una funzione corporale che in america chiamano cordialmente "Number 2wo": mi rivolgo alla proprietaria del posto che mi indica una specie di WC chimico posto su un rialzo del pavimento. Nel frattempo tutti escono ed io mi accingo ad evacuare come nulla fosse, nonostante abbia notato che non c'è una porta ma un lato del negozio è completamente aperto e da sulla strada. Il water aveva una forma sferica, in una struttura bianca di un materiale che pareva plastica, con un foro centrale dal bordo rialzato dal quale usciva una schiuma chimica che puliva la superficie ed effettuava lo scarico delle deiezioni. Siamo ad un ristorante futuristico: l'arredamento è minimal e pareti e mobili sono scuri.
C'è un menù interattivo scritto su un pannelo di vetro touch dove è possibile scegliere direttamente quello che si vuole ordinare per farselo arrivare al tavolo. Ci sono i miei amici in giro ma ... arriva una ragazza e mi accorgo di essere nudo e lei scopre le gambe, si siede sopra di me piegando le ginocchia contro lo schienale della cassapanca e cominciamo a fare sesso in quella posizione. Mi meraviglio della sensazione vivida, quasi reale, nonostante in qualche modo istintivamente io sappia di essere in un sogno. Mi accorco di essere molto eccitato e cerco di calmarmi: lei se ne deve accorgere perchè fa una faccia strana, quasi divertita e si sposta facendomi così vedere il grande pannello del menù alle sue spalle. Io lo consulto un attimo per distogliere la mente da lei, mentre le sono ancora dentro, e poco dopo mi sporgo appena per premere le varie sezioni del menù ed ordinare uno di tutto. Avevo già notato che quest'ultimo era diviso in riquadri, ognuno contrassegnato da una lettera e sia queste che le scritte delle pietanze disponibili erano in giallo ocra/arancione chiaro. Sia la prima volta che l'ho guardato, che alla fine del sogno le lettere formavano una strana sequenza apparentemente senza senso: era una sequenza troppo lunga da ricordare, ma anagrammandola, o inverendola, sul finale del sogno pare assumere il significato di "CENA DA ..." e ricordo di aver pensato "Mc Donald" ma che non potesse essere quello perchè era troppo diverso dai soliti punti vendita della catena. E' più probabile che fosse "BURGER KING". G N I K R E G R U B A D A N E C Sto girando per un centro commerciale: c'è una luce dorata ed è probabilmente il tramonto, oppure una tarda alba invernale: vedo due mie compagne delle elementari a distanza di pochi attimi e decidiamo di ritrovarci a bere un tè piuttosto che una cioccolata calda e fare due chiacchiere.
Mi ritrovo tranquillo quasi sdraiato in una chiaise longue e vedo intorno ad un tavolo in una sala scura ma luminosa le due mie amiche e percepisco allo stesso tempo la presenza di qualcun'altro. Impiego qualche istante ma le riconosco e come per risposta una delle due, M., mi dice "ti ricordi in montagna da D.?" Proprio poco prima avevo pensato all'ultima volta in cui ci eravamo incontrati: era in un sogno a casa di un amico in montagna, con una specie di piccola pista da sci in cortile alta pressappoco 10 metri ma con una forte pendenza: la neve era segnata dai vari passaggi che i ragazzi avevano fatto per fare salti, rapide e brevi discese, scivoloni e cadute con gli sci, ma nessuno si era fatto male ed erano tutti sorridenti e si stavano divertendo. In pochi istanti siamo di nuovo lì, in quel cortile-minipistadasci, che ripetiamo, o riviviamo, l'esperienza dei nostri ricordi onirici, ancora allegri e senza pensieri o preoccupazioni. |
Johnny
I believe in lucid dreaming, and I will write my experiences in this blog/diary. Archives
Ottobre 2020
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