I) Giro in macchina (una piccola vettura elettrica simile ad un Cart da Golf chiuso o una smart elettrica) per le strade del paese (di nuovo un villaggio sotterraneo, al chiuso, con pavimentazione in legno anche sulles trade) percorrendo una via che mi è familiare: infatti l'ho già fatta altre volte in sogno, per andare da un amico di cui ora non ricordo né il nome né le fattezze.
Appena entro nel suo vicolo trovo con sopresa un bidone del pattume parcheggiato a fianco sulla sinistra, che ostruisce parzialmente il passaggio e soprattutto è posizionato dove usualmente lascerei io il mio mezzo di trasporto.
Mi accingo pertanto a superarlo e cercare posto più avanti.
II) sono con la mia compagna e discutiamo: siamo in casa ed io le dico che devo prendermi una pausa per pensare. Successivamente, non ricordo se direttamente da me o tramite delle sue amiche, viene a sapere che non può fidarsi di me per una motivazione che ora non ricordo bene. Ci incontriamo di nuovo per strada e viene verrso di me abbandonando temporaneamente il gruppo delle sue amiche per dirmi che ho fatto bene a prendermi la pausa e che è stata la cosa migliore che potessi fare.
Mi pare di ricordare una sua cara amica che le dice "chi non ti vuole non ti merita".
III) Domenica 15 Novembre: due giorni dopo l'episodio terroristico a Parigi sogno di essere al lavoro (ma in un posto che non conosco) e parlo con i colleghi per chiudere le pratiche aperte prima di andare in pausa pranzo. Mentre esco dall'ufficio vengo a sapere che c'è una bomba e rimane poco tempo per disinnescarla.
L'edificio era un vecchio palazzo di città, direi al nord, forse Milano, e appena mi dicono il tempo esatto che manca all'esplosione guardo con ansia un orologio posto sulla parete esterna di un palazzo subito a fianco dell'entrata del mio posto di lavoro senza riuscire a vedere l'ora.
L'immagine che più si avvicina a quello che ho visto è quella che vi allego qui sotto.
Io incredulo cerco di estrarre lo schienale da sotto l'auto, ma non riuscendo sollevo la macchina cappottandola sul tetto (somigliava ad una golf vecchio modello, ma non me ne intendo di macchine), e riporto la parte mancante della sedia alla mia collega per aiutarla.
Nel frattempo il passeggero della vettura è sceso ed ha preso la parte inferiore della sedia e la sta portando via mentre il guidatore sta riprendendo tutto con una telecamera e mentre lo incrocio, con tono basso e inespressivo dice "Certa gente è da non credere ..."
Di lì a poco mi sveglio, ancora confuso da tutto l'accaduto.
V) Sono al lavoro, in un ambiente in tutti i sensi familiare: di fatti l'ufficio ricorda molto camera mia quando abitavo ancora con i miei genitori, in una versione ingrandita e rivisitata, a forma di L.
La mia postazione è scura, incastrata sotto un mobile a ponte ed è come se oltre la mia scrivania ci fosse un'altra stanza illuminata con una luce calda, forse una sala o un'area mensa.
Poco prima di sedermi stavo parlando con un collega, M., dei suoi benefit aziendali (addirittura un forno con piano cottura vecchio modello, auto e altri premi in denaro) ed ora ne sto scrivendo con un'altra collega quando proprio M. mi arriva alle spalle preannunciandosi con un sarcastico "HA!" e poi continua "Pensa che di là mi sono già venuti a dire qualcosa di quanto prendo e degli accordi contrattuali che ho preso!"
Io allora capisco che si riferisce alla mia collega e smetto di scrivere, nascondendo la schermata della chat e mi metto ad ascoltarlo. Nel frattempo, al tavolo degli stagisti i ragazzi stanno facendo casino ed io mi rivolgo ad uno di loro, magro, con i capelli corti castani e gli occhiali: ricordo che ha il suo nome scritto (opp. tatuato) sulla spalla in un colore simile all'evidenziatore azzurro ed era Matteo: allora lo chiamo ma mi risponde, da sotto al tavolo, un altro dicendo "Inaisi?" con tono interrogativo. Si era infilato sotto alla scrivania per sistemare dei cavi, o raccogliere qualcosa, e gli altri si erano stretti tra loro e per scherzo non lo lasciavano più uscire da lì.
Inaisi aveva capelli mossi lunghi castano scuri ed anche lui portava gli occhiali.
Poco dopo mi sono svegliato.