C'era una specie di montagna russa con delle poltrone in file da 5 o 6, comode con dei braccioli laterali (uno per ogni sedile esterno). Grigie imbottite e molto simili a sedie da computer.
Seguivano un percorso che variava a seconda dei punti: erano collegate ad un cavo sorretto da dei pali altissimi che arrivavano quasi al soffitto e in certi punti andavano in una specie di moto a zigzag verticale, in altri ruotavano lateralmente su un braccio che faceva da perno. In questo punto si saliva per cominciare il giro: i due ragazzi (mi pare uno di colore e l'altro caucasico) sono saliti per primi e io sono arrivato in extremis mentre il meccanismo è partito ed i sedili hanno iniziato la loro rotazione.
Era un movimento lento che mi ha consentito di saltare ed aggrapparmi al bracciolo di un sedile esterno mentre l'inclinazione aumentava. Ad un certo punto mi sono ritrovato a circa 45 gradi dal suolo e ho sfruttato la pendenza per dare un colpo di reni e saltare a sedere. Ricordo il momento perché con la coda dell'occhio ho guardato in lontananza il personale che stava lavorando lì: temevo che mi notassero e mi facessero scendere oppure che fermassero il gioco.
Non ero teso né spaventato, anzi divertito.