Viaggo in macchina con la mia ex | Viaggio in macchina con la mia ex: ci stiamo preparando per partire per andare non so bene dove, io e la mia ex-ragazza. Siamo in ritardo e partiamo di fretta che il sole sta tramondando, se non che fatti pochi metri cominciano ad attaccharmi diverse zanzare e continuano a girarmi attorno al viso mentre guido. Per qualche secondo provo a schiacciarle ma sono troppe e persistenti; decido pertanto di fermarmi all'entrata di un vialetto che da sul campo di un contadino. Se non fosse per il tedio dei ditteri, lo spettacolo sarebbe incantevole: i campi sono costeggiati sulla strada da delle collinette verdi alte circa un paio di metri. Queste sono ricoperte da lunghi fili d'erba, e lo spettacolo del sole che cala tra i verdi filamenti, ed il riflesso della luce su di essi, è qualcosa di magico. Penso che dobbiamo chiamare per avvisare del nostro ritardo ed è in quel preciso momento che lo vedo: un tablet con il display suddiviso in zone multi-boot. Infatti è dotato di più sistemi operativi (Windows, Android, Mac, ecc. ecc.) e lo schermo è costituito da rettangoli di diverse dimensioni, allineati in righe, ognuno con una differente funzionalità. Mentre realizzo le capacità del dispositivo, lentamente mi sveglio. Viaggio in autobus per la locanda sperduta tra le colline (giro sopra le case e le rovine). |
"Strade?! Dove stiamo andando non c'è bisogno di strade ..."
Il posto è talmente disperso che ad un certo punto mi ritrovo letteralmente a passare sui tetti delle case o sopra delle rovine di mattoni con l'autobus.
L'effetto è un po' strano: lo vivo come un gioco e per un momento mi sento un bambino che solleva l'autobus e lo fa girare sugli edifici, come sono soliti fare per l'appunto i ragazzini con le macchine giocattolo.
Stacco: ora sono davanti al locale e sto aspettando che arrivi il bus, mentre il sole sta scendendo allo zenit. Dopo qualche istante di attesea, vedo il mezzo arrivare a gran velocità mentre percorre il biscione finale (un doppio tornante a S) e passare sotto il ponte di terra per poi parcheggiare toccare meta.
Altro stacco: è notte e mi giro per entrare al ristorante ed avvisare che sono arrivati tutti. Alla finestra che da sull'entrata vedo mio padre seduto ad un tavolino e conversare con quella che immagino essere mia madre, ma non posso vederla perchè è coperta dal muro e dallo scuro aperto.
Compio un salto per arrampicarmi sulla finestra, ma poi ci ripenso ed opto per la porta sulla destra, che è aperta, con una piccola scalinata, e non richiede uno sforzo di agilità o ulteriori complicazioni.
Sento le voci, il calore, vedo la luce accogliente e inebriante del locale, percepisco l'armonia della situazione, che mi avvolge mentre dolcemente mi sveglio nel mio letto.
Ultimo ma non meno importante: il Tanga-Mika!
Fatta eccezione per il finale, quando devono passare la linea allo studio, in cui parlano del "Tanga di Mika" ... ed è proprio quest'ultimo che con non-chalance scherza dolcemente con un pupazzo dando dei matacchioni al nostro amato "Trio all'erta e pieno di brio" e chiudendo così la trasmissione.
Mentre il servizio pareva essere stato girato per strada (con luce diurna, muri bianchi, goliardia, ecc. ecc.), in una specie di intervista al pubblico sul personaggio centrale, Mika per l'appunto, lo studio era in contrasto con i suoi colori caldi (rosso, cioccolato, luci soffuse) la finezza degli ambienti, e la grande calma e classe del conduttore.