Le postazioni di lavoro sono delle scrivanie poco più grandi di un banco di scuola, con un computer sopra ed una sedia in legno con le rotelle. Le superfici sono vuote, immacolate e tutti sono silenziosi e concentrati sul lavoro.
Dalla scrivania al centro del corridoio, si alza e parte il capoufficio diretto verso la mia postazione e inveisce contro di me gridando che è ora che io la smetta di farmi gli affari miei, che il mio schermo è l’unico fisso da ore sulla pagina lavorativa internazionale. Io mi stavo dirigendo dal mio collega quasi omonimo che con tono calmo, quasi scocciato, spiega seraficamente che io da giorni lavoro con lui e la mia postazione è rimasta accesa ma non la sto utilizzando.
Io intervengo in maniera bonaria spiegando che purtroppo avevo lasciato lo schermo sbloccato dato che per l’appunto non stavo utilizzando il mio pc da tempo.
Il capo si calma e se ne torna dimesso alla sua posizione di controllo. Il sogno sfuma sul finale, mentre io lentamente mi sveglio.